Una sofferenza (in)utile.
Un gioco di parole, per mettere a confronto due punti di vista di una medesima storia. Quello umano, terreno, del mondo, che dice continuamente che la sofferenza è superflua, dannosa, da evitare in tutti i modi, anche a costo della stessa vita: quindi, in una parola, inutile.
L’altro, quello che nasce da una esperienza nuova, di vita vera da vivere fino alla fine, che produce frutto. Un frutto non misurabile con la scienza o con gli strumenti, ma che comprendi solo con l’esperienza diretta nella tua vita concreta. Un frutto che arriva da uno Spirito capace di farti sperimentare la pace e la consolazione, che porta con sé la caparra della vita eterna. Quindi, in due parole, una esperienza in utile.
Sul fondamento di questo assioma si basa la storia che ci ha accompagnato per nove mesi - come fosse una gestazione - nei quali al logoramento della carne si accompagnava di pari passo la crescita di una creatura nuova, frutto dello Spirito. Tutto questo nel silenzio del corpo e della ragione.